Claudio De Rosa dott. in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica

Interventi al seno

MASTOPLASTICA ADDITIVA
L’aumento di volume del seno si ottiene normalmente mediante l’impianto di protesi mammarie. Tuttavia negli ultimi anni è entrato nell’uso comune l’utilizzo del trapianto di grasso (lipofillig) prelevato dalla paziente stessa. È ovvio che con tale metodica si possono ottenere solo aumenti modesti del volume delle mammelle, perché oltre un certo limite il grasso trapiantato va incontro a riassorbimento invalidando il risultato.
Al contrario l’impianto di protesi mammarie, anche in considerazione della notevole qualità delle protesi che oggi abbiamo a disposizione, è un intervento sicuro e dai risultati entusiasmanti. Esistono molti tipi di protesi, anche se le più usate nel modo sono quelle in silicone. Quest’ultime sono riempite da un particolare silicone detto ad alta coesività ,che essendo una gelatina e non un olio come in passato, garantisce maggior stabilità nel tempo e impedisce che in caso di rottura della protesi, il silicone possa infiltrate i tesuti circostanti. Per questa ragione molte case costruttrici garantiscono le loro protesi “a vita” della paziente.
Esistono anche molte varianti riguardo la forma e la proiezione delle protesi, e sarà il chirurgo in base alla sua esperienza a consigliare alla paziente un tipo piuttosto che un altro.
Anche la sede d’impianto può variare in base alla conformazione delle mammelle, potremo posizionare le protesi sopra o sotto al muscolo pettorale. Vi sono delle indicazioni precise a questo proposito, e in sede di visita si potrà capire quale sede sarà la più adatta ad ogni paziente.

Come si esegue
La mastoplastica additiva si esegue nella maggior parte dei casi in anestesia generale, tuttavia se la paziente lo desidera si può effettuare anche in anestesia locale con sedazione. Nel primo caso è necessario il ricovero presso la clinica di un giorno e una notte, nel secondo si può utilizzare un day-hospital. In ogni caso la paziente viene dimessa senza fasciature ma con un reggiseno elasticizzato (di quelli usati per il tennis o per lo sport in generale).

Intervento
Vi sono diversi accessi per inserire le protesi, personalmente preferisco la via inframammaria, ovvero un’incisione nel solco sotto la mammella. Sono infatti convinto, e l’esperienza mi da ragione, che la cicatrice in quella sede risulta meno visibile di quella intorno all’areola. Inoltre con quell’accesso non è necessario attraversare la ghiandola mammaria,ma è sufficiente sollevarla per posizionare la protesi, sia sopra, che sotto al muscolo pettorale. Quindi è meno traumatica. L’incisione periareolare al contrario lascia una cicatrice in una zona che inevitabilmente è una zona di attenzione da parte di un osservatore, che difficilmente non noterà la sua presenza. Quella posizionata nel solco mammario è invece naturalmente nascosta dalla mammella stessa che ci cade sopra, inoltre in quella sede la cicatrice risulta quasi sempre di qualità migliore, e quindi poco visibile.
Una volta incisa la cute si procede ad uno scollamento sul piano prescelto (sopra o sottomuscolare) sino a creare una tasca delle dimensioni sufficienti ad accogliere la protesi. Spesso si utilizza un “sizer” ovvero una protesi di prova per stabilire la giusta dimensione della protesi definitiva. Si esegue quindi una accurata emostasi, ossia il controllo del sanguinamento, al fine di scongiurare la formazione di un ematoma. Si applicano dei drenaggi in aspirazione e si chiude la ferita con una sutura intradermica.

Decorso postoperatorio
Quando le protesi vengono impiantate sopra al muscolo pettorale, le pazienti hanno poco dolore, che ben si controlla con i comuni analgesici, nel caso di impianto sottomuscolare il dolore è più fastidioso, in questo caso solitamente si pratica unan terapia antidolorifica con un koctail di farmaci che eliminano completamente il problema. Tale terapia viene mantenuta in infusione venosa continua fino alla mattina successiva, quando la paziente viene dimessa. Vengono anche rimossi i drenaggi e fatto indossare un reggiseno elasticizzato, che la paziente dovrà tenere notte e giorno per circa una settimana.

Rischi e complicazioni
La mastoplastica additiva è un intervento molto richiesto e praticato ed ormai ha raggiunto degli standard di sicurezza altissimi. Ovviamente occorre che vengano utilizzate protesi di buona qualità e che venga praticato in ambienti idonei, ovvero in ambienti di assoluta sterilità. Infatti l’infezione della protesi è una complicazione possibile anche se estremamente rara. Se questo dovesse verificarsi occorre rimuovere la protesi ed attendere la completa guarigione prima di poterla reimpiantare.
Altra complicazione più frequente rappresentata dalla ipertrofia della capsula periprotesica. Quest’ultima è una membrana di tessuto fibro-endoteliale che l’organismo produce intorno alla protesi. La funzione è quella di isolare la protesi dal resto dell’organismo. Solitamente questa capsula è estremamente sottile, inpalpabile e non ci si accorge di averla. In alcuni casi questo tessuto si ispessisce in maniera patologica fino a diventare una cotena fibrosa e dura che costringe e deforma la protesi, a volte dando anche dolore. I motivi per cui questo accade non sono totalmente noti, ci possono essere delle cause esterne, ma può esserci anche una tendenza dell’organismo ricevente a produrre l’ipertrofia della capsula.
Quali che siano le cause, se l’indurimento è lieve e non deforma la mammella, non è necessario intervenire. Se invece la contrazione è importante, si potrà rendere necessario un intervento di capsulotomia per risolvere il problema.
Ultima complicazione, ancora più rara è rappresentata dalla possibile discesa verso il basso di una o di entrambe le protesi. Questo porta ad un in estetismo che ci costringe a reintervenire per riposizionare la protesi.

Interventi al corpo

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